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Aggiornamento Campi Flegrei | La Sibilla, Contrada Salandra e Agnanum

048. mappa Dop Campi Flegrei - orografica

Post riepilogativo sull’ultimo giro nei Campi Flegrei con gli assaggi delle “nuove” uscite, anticipato in “pillole” sulla nostra pagina Facebook (link)

La Sibilla

Non è più il “giovane” Vincenzo Di Meo. Cioè, sempre un fresco e tosto classe ’86 rimane (mannaggialui) ma la consapevolezza (dubbi, domande e rimodulazioni incluse) sono ormai quelle di un interprete maturo. Sempre più integrato nella storia familiare e produttiva che rende La Sibilla pezzo imprescindibile del puzzle Campi Flegrei.

Ultima visita in azienda densa di spunti, partendo da una piccola verticale del vino a nostro avviso più costante e caratterizzato della gamma: la Falanghina Cruna deLago. 5 annate (2008 la più “vecchia”), tra cui il 2016 di prossima uscita.

Ennesima versione meritevole, sembrerebbe dai primi assaggi. Dato il millesimo, comprensibilmente più chiuso e spigoloso del 2015 sentito nella stessa fase. Comunque ben riconoscibile nel consueto timbro iodato, quasi ostricoso, ingentilito da toni di frutta gialla ed erbe mediterranee.
Più espressiva e definita la bocca: poche carezze per ora, sviluppo verticale e un filo algido, ma già autorevole per qualità sapida e coesione di insieme. C’è più di qualche punto di contatto col notevole 2013, forse perfino più prospettico.

Contrada Salandra

Peppino Fortunato : Campi Flegrei = Michele Perillo : Taurasi

Per valore qualitativo, identità artigiana e per la commercializzazione dei loro vini a dir poco ritardata in rapporto alla media delle rispettive denominazioni.

Per capirci, la prossima Falanghina in uscita è la 2015: impronta subito accattivante di ananas, mela golden, eucalipto, cioccolato bianco, muschio, infiorescenze, anticipa un sorso più largo e avvolgente del solito. Manca forse un guizzo finale, un saldo di nerbo e allungo, ma siamo ben al di qua dello stereotipo da annata calda e risolta.

Per il Piedirosso è invece in rampa di lancio la versione 2014. Un piccolo rebus, come spesso accade con quella che per molti versi è l’interpretazione più “cerebrale” e quasi “monastica” del rosso flegreo. Già terziario tra cuoio, china, terra mossa, bacca di caffè, un tocco di geranio a segnalare una vena acerba che si ritrova nel tannino leggermente scoperto rispetto alla silhouette snella ma progressiva. Chi ama lo stile sottrattivo di Contrada Salandra, farà presumibilmente scorta.

Coming soon (si fa per dire): da vasca promette grandi cose la Falanghina 2016 (pura, trasparente, salata), mentre la 2017 esibisce maggiore maturità e potenza fruttata.
Premesse millesimali rispettate anche sui Piedirosso: allegro e schioccante il 2017, decisamente più essenziale, austero, “francescano” il 2016 (assai affascinante), mentre il 2015 appare una sorta di ponte fra i due (aromaticamente riservato, fitto e setoso al palato).

Agnanum – Raffaele Moccia

Detto già di conigli, terrazzamenti, spalatroni, pergole puteolane e del nuovo giocattolino a ruote motrici con cui Lello Moccia scorrazza allegramente su pendenze da Kitzbuehl (link e link), ci spostiamo in cantina per le “nuove” uscite firmate Agnanum.

Ancora troppo presto per i 2017: da vasca si annunciano sulla falsariga dei rispettivi – sgargarozzosi – 2015. Con accenti più solari sulla Falanghina e trama giovanile forse mai così rifinita sul Piedirosso, pardon, Per’e Palummo.

I 2016 imbottigliati, invece, sembrano quasi i loro alter ego.
La Falanghina “base” (per non confonderla col Vigna del Pino): doppia anima fruttata (nespola, mandarino, mela annurca) e terrosa (tuberi, pietra focaia, das), un tocco spontaneo tra erbe secche e iodio che fa tanto Roussillon. Saporito, gustoso, più orizzontale e asciutto del previsto nella progressione palatale.

Il Piedirosso “base” (sempre per non fare confusione con le poche bottiglie di Vigna delle Volpi): naso spettacolare tra arancia tarocco, gelsi, fragoline, fiori blu, bocca più dritta che lunga, un filo ruvida in chiusura. La tenuta nel bicchiere e il ritorno salato-vulcanico a effetto ritardato consigliano di pensarlo soprattutto in prospettiva.

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