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Rinnamorarsi (del Fiano 2016 di Marsella)

Marsella 2016

Similitudine familiare, ammirazione, corrispondenza, chimica: sono le motivazioni fondamentali alla base del processo di innamoramento, secondo la psicologa emozionale Ciara Molina.

Il suo “Quattro teorie sull’amore” (link) ha trovato particolare risonanza negli ultimi anni, ma non è certo l’unico contributo ad alimentare costantemente il dibattito scientifico su quella che è forse l’esperienza universale per antonomasia (dopo il mangiare e bere, naturalmente). D’altronde si sa ormai quasi tutto di ciò che accade a livello biologico quando avvertiamo le famigerate “farfalle nello stomaco”, ma restano sostanzialmente misteriosi gli inneschi: come mai proprio quella persona e non un’altra.

Meno conosciute ed esplorate sono le ragioni del perché ci si re-innamora. Magari dopo essersi allontanati, detestati, persi di vista, fatti del male, sostituiti, dimenticati. E allora: se nemmeno la ricerca accademica ci ha ancora capito granché, chi sono io per trovare un senso logico al nuovo improvviso colpo di fulmine scatenato dalla penultima uscita del Fiano di Marsella?

Guido Marsella – Crediti foto: Callmewine

Ne parlavo qualche tempo fa (link), sforzandomi di scovare una chiave “razionale” al nostro controverso rapporto, per la verità con scarsi risultati. Con l’aiuto di Ciara Molina scopro che la mia primordiale attrazione per il bianco di Summonte potrebbe derivare da:
1. evidenti punti di contatto fisiognomico-lombrosiani e tricologici tra il sottoscritto, membri della mia stirpe e Guido Marsella [similitudine familiare]
2. curiosità ed entusiasmo nell’accostarmi ad uno dei primi Fiano di Avellino della storia proposti ad almeno un anno dalla vendemmia (oggi due), come dovrebbe essere abituale per valorizzare al meglio le interpretazioni più ambiziose della tipologia [ammirazione]
3. il suo carattere “dispari” dal punto di vista espressivo e stilistico, perfetto per noi fianisti quando ci sta stretta sia la profumosa femminilità di Lapio, sia la virile irruenza di Montefredane [corrispondenza]
4. l’effetto ipnotico e ammaliatore derivante dalle sensazioni linfatico-resinose spesso presenti nel Fiano di Marsella, che il buon Fabio Cimmino codificò felicemente vari lustri orsono nella locuzione “trementina” [chimica]

Il lavoro della dottoressa Molina non riesce però a spiegare cosa mi ha portato in buona sostanza a trascurarlo sempre di più negli ultimi anni (2009 a parte). Credo sia perché a un certo punto mi è apparso improvvisamente “troppo”. Troppo solare, troppo montano, troppo candito, troppo affumicato, troppo linfatico, troppo resinoso, troppo grasso, troppo potente, troppo salato, troppo acido, troppo alcolico, troppo frettoloso nell’evoluzione, troppo egocentrico. Troppo di tutto.

Poi me lo ritrovo davanti a tavola, quasi per caso. Ed è come la prima volta. Il cervello va a cercare i meriti di un’annata classica (almeno nell’andamento climatico) come la 2016, più tiepida che calda, equilibrata e tardiva, di grande livello e prospettiva per i bianchisti campani bravi e fortunati a resistere ai disastri causati dalla gelata di fine aprile. Tutto il resto del corpo si lascia andare al fuoco acceso da un Fiano “completo”, come non capita di frequente incrociare. Denso e martellante senza rinunciare a finezza e profondità. Largo, sanguigno, verticale, vitaminico, ardente, dissetante, tridimensionale, magnetico. Troppo again? Forse sì, ma stavolta non importa. Decisamente non importa.

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