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Aggiornamento Montalcino | Brunello 2013-2012 e Rosso 2016

bottiglie consorzio

Ormai lo sapete, quando latitiamo come nelle ultime settimane vuol dire che un altro anno è passato e siamo di nuovo in pieno guidificio.

Le danze si riaprono da tradizione a Montalcino, supportati da uno dei più efficienti Consorzi italiani. E messi nelle migliori condizioni possibili per assaggiare quasi 500 vini presentati da oltre 130 aziende: non è affatto scontato e i nostri ringraziamenti tanto sentiti quanto doverosi.

Ci risentiamo ad ottobre con l’uscita di Vini d’Italia 2019 Gambero Rosso (32a edizione) per ulteriori approfondimenti sui singoli vini e i consigli per gli acquisti, ben sapendo che la stragrande maggioranza dei Rosso e Brunello testati è già irreperibile presso le cantine. I tempi commerciali ed editoriali sono ormai del tutto sfasati, ma crediamo che il lavoro di ricognizione resti utile per due buone ragioni: 1) molte di queste bottiglie gireranno comunque tra enoteche e ristoranti; 2) c’è spazio per selezionarle dopo molteplici prove e controprove (almeno tre sessioni da febbraio a fine luglio).

Senza dimenticare le indicazioni da poter ricavare sulle annate in rapporto a caratteristiche ricorrenti e presumibili finestre di consumo. Sostanzialmente si conferma il quadro delineatosi a Benvenuto Brunello: la 2013 mostra più pregi che limiti per i nostri gusti. In primis per la possibilità di pescare dal gruppone un bel numero di vini classici, nell’accezione migliore del termine. Tesi, saporiti, di ottima integrazione alcolica e tannica. Vendemmia forse perfino più convincente come livello medio della celebrata 2010, che si rivela grande soprattutto sulle “punte”. Un nome che potrebbe mettere d’accordo quasi tutti: Ragnaie V V.

Meglio del previsto anche il ripasso sui 2012 ad uscita ritardata e Riserva. Le etichette capaci di aggiungere qualcosa di realmente significativo alle rispettive versioni “annata” continuano ad essere poche, ma ricordiamo orizzontali decisamente più complicate alla voce integrità espressiva e agilità di beva. Il millesimo torrido si fa sentire più che altro sul piano aromatico, mentre lo scheletro gustativo, talvolta fin troppo ruvido, sembrerebbe appartenere a vendemmie più fresche. Una doppia anima che regala magia quando si fonde armonicamente: Poggio di Sotto Riserva, per esempio.

Parzialmente deludente invece la panoramica dei Rosso di Montalcino 2016. Il confronto con la tornata precedente (link) appare penalizzante sotto molti punti di vista: golosità fruttata, dinamica di sorso, qualità generale e dei top player. Comprensibilmente più godibili fin da subito, i 2015 ci avevano entusiasmato anche e soprattutto per la loro capacità di suggerire un’idea interpretativa pensata ad hoc per la tipologia. Un po’ il contrario di quanto traspare dai 2016, che ci fanno pensare in molti casi a Brunello declassati in corso d’opera. Quindi materia, vigore, freschezza, ma anche una diffusa sensazione di incompiutezza che quasi certamente gli affinamenti risolveranno sui “fratelli maggiori”. Le eccezioni naturalmente non mancano, cominciando dai Rosso di Uccelliera e Baricci: ancora una volta tra i riferimenti della denominazione.
 

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