A Identità Golose Milano di quest’anno ho deciso di cambiare strategia. Niente big, folle oceaniche e battimani comandati. Niente sermoni o profezie, visioni sacerdotali della cucina, attese estenuanti nella saletta interviste.
La scelta è stata immediata e piuttosto facile, appena spulciato il programma. C’è voluto poco a decidere che avrei ascoltato i ragazzi.
La Salu Blu 2 come tappa fissa, l’energia incredibile dei giovani cuochi, tante storie diverse tra loro ma con un filo conduttore preciso. La nuova cucina italiana in passerella, qualche confortante ingenuità e la timidezza di chi sta cominciando a scalare la montagna.
Ne sono uscite fuori alcune tracce e altrettante video – interviste. Comincio con quella fatta a Riccardo Canella, astro nascente alla corte di René Redzepi, al Noma passato e in quello che sarà.
Con lui ho affrontato un tema più volte toccato su questi schermi: la differenza tra la ristorazione italiana e quella internazionale, specie sul piano imprenditoriale e organizzativo. Un’analisi lucida, a tratti impietosa ma anche speranzosa e romantica.
Ecco quello che ci ha detto Riccardo Canella.