Ricordo bene quella volta in cui io e il mio amico Boco parlammo per ore di Identità regionali. Il discorso cominciò per il suo stupore (positivo) nei confronti della personalità isolana che caratterizza il popolo sardo.
“È incredibile – mi fece – quanto sia riconoscibile e forte la vostra identità. In tantissimi campi, anzi direi in quasi tutti. Anche nelle cose più banali o semplici. Non sai quanti ti chiamano il Sardo del Gambero Rosso, identificando con il termine non solo una provenienza regionale ma l’appartenenza a una cultura specifica, a radici ben definite e tradizioni circoscrivibili in maniera netta”.
Già, circoscrivibili. In effetti sembra che il mare abbia non solo il potere di racchiudere la geografia di un luogo ma anche le paure, a volte le insicurezze, l’orgoglio, le gelosie, la voglia di riscatto, l’intimità, le bravure, le passioni, il sapere e i sapori. A volte li racchiude, a volte li traghetta in quello che continuiamo a chiamare Continente. Troppo spesso diamo alla terra ferma un senso di distacco; a volte la consideriamo fin troppo esotica; altre volte come un qualcosa da rispettare, che si osserva con riguardo e stima.
Mentre scrivo penso all’ennesimo aereo che prenderò. Direzione Milano, Identità Golose.
Martedì, la manifestazione ideata e curata da Paolo Marchi sarà dedicata alla Sardegna: Identità di Sardegna. Il titolo non poteva che essere questo, ma io ci trovo un qualcosa di veramente profondo.
Tutti insieme abbiamo la possibilità di varcare il mare per l’ennesima volta e parlare di gastronomia sarda, di materie prime, ma anche di saperi antichi, di tradizioni, di futuro e di innovazione. Come dice Gabriele Zanatta, ci sarà “la Sardegna di oggi e di domani. Quella dei maestri e dei ragazzi in gamba. Dei cuochi aggrappati (o tornati) all’isola natia e degli chef che hanno scelto di aprire o fare esperienza in continente. Li troveremo tutti sotto un unico tetto, quello della nona edizione di Identità Milano, martedì 12 febbraio in Sala Blu 2, per una serie di lezioni da seguire tutti assieme.” Io aggiungo che nelle parole dei protagonisti ci sarà anche la Sardegna di ieri.
Il programma lo trovate qui. Si inizia con un Maestro, Sergio Mei. Da quasi vent’anni responsabile dell’intera linea di cucina dell’hotel Four Seasons di Milano, città che lo ha attirato fin da ragazzo. A proposito di ragazzi, ci sarà Stefano Deidda del Corsaro di Cagliari, 31 anni, da tempo al timone del ristorante di famiglia (proprio in questi giorni doppiato dalla nascita di Fork, che si affianca alla proposta gourmet per una cucina di qualità, ma con l’obiettivo dichiarato di conquistare giovani desiderosi di una formula più immediata). E poi c’è Roberto Petza, di cui ho avuto modo di scrivere qui, col suo S’Apposentu a Siddi, nel cuore della Marmilla (oltre all’Accademia di cucina). Ed ancora Elio Sironi, altro gigante della cucina sarda, forte di un’esperienza pluriennale al Bulgari di Milano, chiusa per tornare sull’isola, al Madai di Porto Cervo.
Ma Sardegna significa anche nuove leve, futuro, ragazzi che sfoderano artigli ai fornelli e che, fortunatamente, se li incontri non ti parlano di crisi, ma di sogni da realizzare e progetti. Ecco allora Mario Tirotto e Manuele Senis. Il primo cresciuto nelle cucine di mezza Europa, il secondo allievo di Petza. Contaminazioni di Sardegna e resto del mondo, ittiturismo reinventato gastronomicamente con estro e creatività.
Eccoli i temi, ma le scommesse dell’Isola non finiscono qua. Oliver Piras de La Corte del Lampone di Cortina vanta esperienze importanti dai Cerea e da Robuchon, con parentesi in stage al Noma e al Celler; Roberto Serra del Su Carduleu di Abbasanta, vicino Oristano, è un altro allievo di Petza che, in linea con gli insegnamenti ricevuti, punta a valorizzare prodotti e produttori della suo territorio. Le sue idee innovative non fanno altro che esaltare la tradizione.
Tante Identità, tante storie diverse. C’è una Sardegna che a Milano dimostrerà come una piccola Isola può stare al centro del mondo. Non parlo della posizione ma piuttosto di idee da esportare, di un sapere da tramandare, da comunicare con orgoglio al mondo intero.
Noi sardi dobbiamo essere fieri, e soprattutto convinti, che il mare è solo un mezzo per portare ovunque la cultura che ci appartiene. E che le onde non fanno altro che aiutarci in questa missione…
Credits foto:
Daniela Zedda per S’apposentu
Archivio personale di Stefano Deidda