Rispetto alla neve e al ghiaccio di Roma, il cielo plumbeo e i 2-3 gradi di New York City sembrano un abbraccio amorevole.
Nonostante questo c’è subito bisogno di qualcosa di caldo e confortante per recuperare le forze e attenuare gli effetti del jet lag (e del pasto Alitalia). Voglia di noodle dunque, e preferenze che si dividono subito tra Momofuku (la catena di ristoranti di David Chang*: diversi indirizzi nell’East Village, tra cui una tavola bistellata, il ko-bar, il noodle bar …) e il Great N.Y. Noodle Town.
Si va in quest’ultimo. Chinatown (28, Bowery – angolo Bayard Street) dunque, ma soprattutto una vera e propria “osteria”, ben riconoscibile dalla grossa insegna gialla al neon e dalla vetrina “carica” di anatre laccate. Un posto a dir poco spartano, semplice in tutto, decisamnete affollato ma perfetto per la nostra missione.
Zuppe di noodle buonissime (meno centrata la versione “asciutta”, con i funghi, di impronta cantonese) e un’anatra laccata da leccarsi i baffi. Per una decina di dollari a testa, un vero affare!
E la prima birra a Manhattan, vi chiederete? Giusto. L’evento è stato celebrato al Mc Sorley’s Old Ale House, antica birreria irlandese fondata nel 1854. Un locale fuori dal tempo, che produce ancora in proprio due versioni di Ale, la chiara (light) e la scura (dark), piuttosto ben fatte. La particolarità, mai venuta meno dal XIX secolo, è la quantità servita in relazione alla richiesta: per ogni birra ordinata ve ne portano due!
Per ovviare alla storica differenza di “misura” tra i due paesi, gli immigrati irlandesi che fondarono il pub decisero di servire comunque una pinta, utilizzando però due bicchieri da 0,25 cl (quelli in voga negli USA). Attenzione dinque, se in questo pub chiedete quattro birre e ve ne portano otto, la cosa è perfettamente normale…