Domandina facile facile. Qual è la zona di Montalcino in cui ogni produttore vorrebbe avere almeno una vigna?
Se avete risposto qualcosa di diverso da Sesta, tra Castelnuovo dell’Abate e Sant’Angelo in Colle, nella zona sud della DOCG che guarda il mare, a due passi dall’Abbazia di Sant’Antimo, beh… ecco… fate un altro tentativo!
E la Tenuta di Sesta, ma guarda un po’, si trova esattamente qui, su un declivio rivolto a mezzogiorno, tra i 200 a 400 metri d’altezza. Un posto bellissimo, da tempo di proprietà della famiglia Ciacci (fine ‘800), artefice dei primi imbottigliamenti di Brunello nel ’66, con l’arrivo della DOCG. Allora a Montalcino c’erano solo dodici imbottigliatori. E ho detto tutto…
Qui i terreni sono formati dalla decomposizione di rocce come il galestro e l’alberese, l’argilla costituisce il substrato che garantisce riserve idriche e freschezza, mentre in superficie c’è una terra sostanzialmente rossastra e in alcuni tratti non manca il tufo. Terreni mai troppo ricchi, garanzia di vini fini ed eleganti, specie sul piano aromatico. E poi le vigne sono praticamente circondate dalla macchia, e questo non è poco per l’equilibrio climatico della zona, un davanzale che gode della brezza marina e con i poggi alle spalle a formare una protezione naturale delle correnti più rigide.
Sul piano aromatico, dalla finezza dei profumi unita ad una perfetta integrità del frutto, nascono qui alcuni dei miei Brunello preferiti. Rilassati, classici, leggiadri ma potenti e solari. Affinati solo in botte grande. Ci metto la faccia e il cuore, non voglio parlare di valore assoluto o classifiche. Faccio un discorso molto più diretto, forse troppo personale, però il fatto è che questi vini entrano in maniera incredibile nelle mie corde, mi divertono e mi coinvolgono.
E lo fanno immediatamente, senza troppi ragionamenti da fare o prospettive da cercare. Non so se questo è un limite, in senso assoluto. Io non credo. Voglio dire che spesso dei vini con profumi così coinvolgenti, freschi e croccanti, che sintetizzano alla perfezione la mia idea di come dovrebbe essere il sangiovese di queste parti, così piacevoli da bere, potrebbero far pensare a rossi un po’ troppo semplici. Godibili e divertenti ma eccessivamente lineari. Non è questo il caso. Qui siamo semplicemente in presenza di vini solari e leggibili fin dai primi passi, non per questo incapaci di invecchiare bene o mancare la prova della complessità nel tempo.
Dico di più: se da giovani le parallele dell’alcol (siamo sempre in una zona calda e questa variabile è l’unica che può portare qualche problemino) e dell’acidità (comunque sempre molto spinta) possono sembrare scollegate, con gli anni i vini trovano la giusta amalgama e fusione.
Mi era piaciuto molto il Brunello 2001, trovo bellissimi anche i 2004, sia annata che Riserva. In uno sforzo di proiezione, dico anche che i vini del 2006 e soprattutto del 2007 (già assaggiati in affinamento in cantina) saranno stupendi. Vedremo…
DOCG Brunello di Montalcino 2004
Il naso si presenta con una speziatura finissima, quasi pepata, su freschi cenni floreali e di piccoli frutti rossi e arancia rossa. Palato caldo e già definito, solare, piacevole da bere, di bella dolcezza di frutto e profonda acidità. Non un mostro di complessità ma un vino che ti fa venir voglia di attaccarti alla bottiglia… 85/100
DOCG Brunello di Montalcino Riserva 2004 (Anteprima, il vino sarà presentto solo nel 2010)
Dopo qualche hanno sulla via della barrique, anche la Riserva alla Tenuta di Sesta torna alla botte grande. Il vino è inizialmente molto ridotto, difficile da giudicare sul piano dei profumi. E questo può anche essere positivo. Un rosso decisamente mediterraneo, che attacca in bocca dolce e serrato, succoso e prorompente. Ancora un filo rigido sul pino tannico, ha diversi richiami emozionali e tante carte da giocare. E se dovessero uscire tutte insieme nel verso giusto… 87/100