“Otto giorni di vino e cultura alla scoperta del Chianti Classico…”. Progetto ambizioso, ho pensato. Poco più di una settimana per capire un territorio e un vino che, va bè che non sono una scheggia, io c’ho messo otto anni per cominciare ad annusare, decifrare, afferrare. Cercando di scovare chiavi di lettura non sempre immediate, spesso in divenire, a volte anche contraddittorie.
Non so se chi ha partecipato a Classicoè abbia scoperto proprio tutto, però l’evento ha messo insieme un sacco di idee niente male, dando un motivo in più per fare un salto in uno dei più bei territori del vino (ma anche del non – vino) esistenti sulla faccia dell’Universo.
Tra gli appuntamenti anche un filotto di degustazioni tematiche sfiziosette, compresa una mini orizzontale di 2001 presso il Museo del Vino di Greve che prorpio non mi sono sentito di disertare, per di più condotta da una Eleonora Guerini* in grade forma.
Per chi non lo sapesse la bella Leo è da quest’anno curatore, insieme a Gianni Fabrizio e Marco Sabellico, della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso
Ecco come sono andate le cose, almeno per me…
DOCG Chianti Classico Queciabella 2001
Pronti via, questo vino di Greve parte all’attacco. Sarà perchè gioca in casa ma sta di fatto che esce subito con spunti da campione: frutto nero in bella mostra, lieve goudron e fiori di lavanda (che tradisce la quota di cabernet dell’uvaggio) di grande integrità e ampiezza. In bocca è un vino carnoso ma anche profondo, sempre centrato e mai fuori riga sul piano della coerenza, del tannino e dell’acidità. Aromaticamente non sarà un baluardo della tradizione (ma quale poi?), però è un gran bel bere. 90+/100
DOCG Chianti Classico Riserva Ducale Oro 2001- Ruffino
E’ come se vi vedessi. Ma come Ruffino, l’industria, e qui, e la, e sopra e sotto… Allora ci vado pesante. E’ una di quelle aziende che, vecchie bottiglie alla mano, raramente mi ha deluso. E non lo ha fatto neanche stavolta. Va bene, sul piano aromatico, se ci concentraimo sui profumi, non fa certo pensare ad un sangiovese old style. Ma dato che il disciplinare permette anche altre varietà (leggi merlot e cabernet tra gli “stranieri”), non vedo come non si possa considare il Ducale Oro un bellissimo Chianti Classico. Al naso le note di frutta scura accompagnano timbri grigliati e peperoneggianti. Mai smaccati però, anzi piuttosto eleganti. Il meglio viene al palato: tensione, dolcezza e acidità, lungo e piacevolissimo finale. Vietato ai puristi ma come si fa a dargli meno di 89/100?
DOCG Chianti Classico Il Poggio Riserva 2001- Castello di Monsanto
Da Barberino con furore. Volevate la classicità, eccola servita. Il che dovrebbe far riflettere visto che quando uscì, nei primi anni ’70, il vino era considerato rivoluzionario (la storia del cru, le barrique, ecc ecc…). Comunque: i cenni terziri sono austeri e colmi di fascino, le sensazioni di fiori secchi, il tabacco da pipa, i cenni di cuoio sono da lacrimuccia. Un vino dannatamente austero e intrigante, forse non per tutti, o almeno non per palati in cerca di facili carezze. Tannino cazzuto, al limite del ruvido, forse un filo secco (unico piccolo appunto, ma non è una novità per quest’etichetta). 120/100 per il fascino; 88/100 se consideriamo tutto tutto tutto, senza pietà
DOCG Chianti Classico Le Trame 2001- Podere Le Boncie
In questo vino c’è tutto: il terroir bnedetto di Castelnuovo Berardenga (dove i Chianti Classico “brunelleggiano”), una viticoltura “naturale” e ardita incentrata sull’alberello, il genio di una donna caparbia e aliena al compromesso come Giovanna Morganti. Dico la verità. Non sempre e non tutte le annate mi convincono, però quando ci scappa la boccia giusta… Questa lo era: Naso delizioso che mette il frutto in compagnia di sensazioni lievitose mai volgari, anzi piuttosto caratteristiche e gradevoli, oltre a bei cenni di fiori di campo (prima) e tocchi di tabacco da pipa (col passare dei minuti). Bocca clamorosa, ricca, dolce, slanciata, perfetta sul tannino e sempre appagante. 90/100 (se sei un enologo col la puzza sotto il naso, beh… fai finta di non aver letto e passa oltre)
DOCG Chianti Classico 2001 – Castello di Brolio
Le cose stanno lentamente cambiando anche in casa del barone Ricasoli. Gli ultimi vini (e soprattutto i prossimi) promettono maggior coerenza e nuove dimensioni stilistiche. Almeno ce lo auguriamo, perchè invece il 2001 assaggiato guadagna senza sforzo il cucchiaio di legno della giornata. Un vino banale, sul piano aromatico, dominato da note di torrefazione, e su quello tattile, modellato su dolceze peraltro increspte da un tannino legnoso e amarognolo.
DOCG Chianti Classico Rancia Riserva 2001 – Fattoria di Felsina
Per me, “rancista” convinto, difensore e bevitore incallito della Riserva del mitico Mazzacolin è un momento difficile. Però devo mettere lo stesso questo vino tra le delusioni di giornata. E’ vero che il 2001 ha sempre lasciato spazio a qualche incertezza (a differenza di un grande Fontalloro, il supertuscan solosangiovese della casa) però così non me l’aspettavo comunque: naso “scollinato”, cenni di mela grattata, secchezza a fine bocca. Io confido in qualche bottiglia mal conservata o altri problemi soprannaturali. Comunque per riprendermi, appena rientato a casa, mi sono dovuto fare una trasfusione con una boccia di ’99 e una di 2004…